SICUREZZA: una responsabilità individuale che diventa collettiva

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In Italia il numero degli infortuni, nel mondo del lavoro, sulla strada, in casa e in altri ambiti è sempre molto elevato. A causare incidenti, a volte purtroppo mortali, il più delle volte è il comportamento dell'uomo e l'incapacità di elaborazione del rischio che spesso accompagna lo svolgimento delle attività. A volte il rischio è una scelta consapevole, determinata da interesse o convenienza, a volte è superficialità e non conoscenza delle norme: di fatto è sempre una scelta colpevole che non può essere influenzata unicamente dallo spauracchio delle sanzioni o punizioni, ma che deve essere definita da una cultura specifica, puntuale e assimilata.

Operare in sicurezza non è doversi adeguare a stucchevoli norme burocratiche: soprattutto nel mondo del lavoro deve essere parte integrante del "know how" professionale di ogni lavoratore e datore di lavoro.

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Anche nella vita di tutti i giorni non si pensa sufficientemente al pericolo: quando si imbianca una parete, si appende un quadro, si taglia il prato o si fa jogging

Questa non attenzione è la dimostrazione della mancanza di educazione "culturale" alla sicurezza

Si sottovalutano i rischi anche per l’assenza di informazione, che spesso è limitata alle «avvertenze» date nelle istruzioni d’utilizzo di alcuni attrezzi o prodotti che in pochi leggono. Le azioni di informazione/formazione da parte di scuola, enti ed associazioni preposte hanno tuttora una insufficiente diffusione e sono discontinue e quindi di debole efficacia
Quindi il tema è legato all’educazione e alla formazione della comunità e dei singoli individui.


Alcuni dati sugli infortuni

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